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CONFERENZA SPIRITUALE DI MONS.PIO ALBERTO DEL CORONA
Parleremo dell'amabilità che è ben soave a pensare e a dire, ma non del pari agevole a intendere e a conquistare. Essa è frutto di tre maschie virtù che si celano nel fondo dell'anima e ne addimostrano la ingenita nobiltà. L'amabilità importa la custodia del cuore che rimanga stabilmente nella dolcezza, la custodia del volto che si porga atteggiato costantemente al sorriso, la custodia della lingua che non esca mai in accenti importuni e insoavi. Bisogna anzi tutto possedere il proprio cuore e averne tanto impero da saperne frenare i primi e subiti moti, affinché non si alteri e turbi all'aspetto di cose tristi e affliggenti. Nello stato di presente corruttela il cuore si agita del continuo né lascia quieto il regno della virtù sempre minacciata di ribellione dagli ignobili istinti che sono doloroso retaggio nostro. Bisogna al primo sollevarsi delle onde che generano di leggieri tempesta, prendere con intrepido slancio l’anima e volgerla verso la eterna bellezza, verso la croce, verso ciò che vi ha di più augusto e sublime in terra, affinché non soccomba. Né basta il far questo nobile sforzo di affrenamento una o due volte, ma del continuo per poter dire che siamo posseditori dell'anima, come Gesù ci comanda. E’ dei cuori angusti e deboli il mareggiare sempre tra le speranze e i timori, le speranze presuntuose e i timori codardi. Occorre allargare l’anima e disciplinarla a mantenersi con lo splendore della fede e col vigore della speranza in un tenore stabile di dolce serenità; occorre combattere l’indole bizzarra che si dissolve in leggerezze, si corruccia e rompe a facili orgogli turbando la giocondità del convivere. E' questo il primo elemento, onde si compone l'amabilità e il primo fonte da cui scaturisce. Bisogna possedere il volto che non si alteri ad ogni tratto per le impressioni del cuore. Il volto è lo specchio dell'anima, la quale negli occhi singolarmente e sul labbro fa tralucere la interiore gioia, quando ne possiede a dovizia. Il riposo va dal cuore al viso e la tranquillità dell'ordine che è la pace, come osserva S. Agostino, forma la maestà del sapiente. Lo stolto non ha tranquillo ordine di affetti in sé, fa trasparire nel volto l’anima annebbiata e sdegnata. Non ha nello sguardo il lampo della gioia, né il sorriso sfiora il suo labbro. La sposa di Cristo dee con energia divina lottare e far che il suo volto, il suo occhio, il suo labbro s'infiorino di un riso pudico che la renda amabile alle sorelle, con le quali convive. Le bizzarrie dell'indole che scatta ed imprime nel sembiante il disordine e il tumulto del cuore sono dolorosa miseria che va troncata e sgombrata via per amore dello sposo divino, le cui dolce ilarità e umile maestà guadagnava i cuori. Diciamo sovente a noi stessi: Non siamo padroni del nostro volto, noi lo dobbiamo alle care anime che ci stanno attorno; esse hanno il diritto di esserne edificate, letificate. 0 Gesù, dateci di piacere a voi nella ilarità dell'anima nostra per guadagnare tutti a voi e al vostro amore. La terza cosa che è da fare per conquistare l’amabilità è la custodia della lingua. Bisogna che le nostre parole sieno sempre opportune e soavi. Nessuno accento strano, discortese, pungente, iroso ci esca mai di bocca a rivelare lo sdegno e la tristezza dell'anima. Se dobbiamo comandare sia senza asprezza il comando, se riprendere, senza disdegno la riprensione, se discutere senza cruccio o arroganza la discussione. Occorre non ingerirsi negli altrui fatti, non darsi aria di perfetti, di singolari, di scontenti, dì superiori; guardarsi dal mettere in discorso cose profane e che richiamino al mondo. Quando si possiede la carità e si ha l’abito della cortesia che ne è la sorella, è agevole il vedere quel soave e sereno accordo del cuore col volto e con la lingua che impronta di amabilità tutto l’uomo. Siffatta amabilità è necessaria per mantenere la Comunità in equilibrio, per farla apparire ammirabile agli angioli e caramente diletta a Dio. 0 Gesù, datemi di combattere il temperamento, di affrenare la bizzarra indole, di annientare gli orgogli in me. A questo patto sarò padrona del cuore, del volto, della lingua; il gaudio della verità e dell'amore mi brillerà negli occhi e l'angelico sorriso infiorerà le mie labbra: sarò amabile agli uomini e agli angioli e piacerò a voi, o mio redentore. Voi portaste questa amabilità sulla terra, infondetela in me, ve ne supplico per la vostra dolce misericordia.
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