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![]() Appena ricevuta l’autorizzazione a confessare, il giovane Padre Pio A. Del Corona si mostrò assiduo, nella chiesa di San Marco a Firenze, al ministero della confessione; parlando correntemente la lingua inglese e francese, ebbe modo di avvicinare anche persone straniere e dissidenti con la fede cattolica. Rapidamente si sparse la voce che quel giovane Padre aveva grandi doti di confessore e direttore spirituale, altrettanto rapidamente si formò un gruppo di discepoli, figli spirituali di varia condizione (laici, sacerdoti, religiosi), di varia cultura ed estrazione sociale. Il Padre aveva la stessa cura amorevole per tutti, per l’intellettuale, l’artista, il nobile, come per il semplice popolano. Vedendo che la folla dei penitenti intorno al Padre cresceva senza sosta, il priore di San Marco, Tommaso Corsetto, per salvaguardare la salute del confratello, gli ordinò di limitare le confessioni a due soli giorni la settimana. Un paio di occhiali ed un abito liturgico appartenuti a Mons.Pio Durante i lunghi anni del suo ministero sacerdotale Mons.Pio ha intrattenuto rapporti amichevoli con molte persone, ma non è sempre facile distinguere in quali casi Mons.Del Corona sia stato semplice consigliere e in quali casi sia stato un vero e proprio direttore spirituale. In questa pagina faremo qualche esempio dell’uno e dell’altro caso; tale differenziazione però non riguarda lo zelo apostolico, il desiderio ardente di santificare le anime, che Mons.Pio mostrava in ogni occasione che gli si presentava. Più volte ha scritto che Dio gli aveva donato un cuore di padre e di madre, e in un passo ha ben sintetizzato il desiderio di portare tutti alla santità: “La santificazione vostra mi preme più della vita […] A perder la vita ci si rassegna, ma non al pensiero di veder pure un’anima mancare all’alto destino di santità a cui il Signore la chiama” (lettera del 9 aprile 1886).
Direttore
spirituale a pieno titolo Mons.Pio è stato delle suore della sua
congregazione, le quali confessava e istruiva con la
predicazione, gli esercizi spirituali, le lettere.
Mando gli
appunti per la M. S. Priora, perché faccia il componimento col
titolo “Ombre dappertutto”. E’ una grande verità anche nelle vie
della perfezione: a ogni raggio di luce segue l’ombra e l’anima
stessa naturalmente abita in un’ombra impenetrabile, come Dio in
una luce inaccessibile. La luce senza ombra è nel cielo. [...]
Cerca ora di accomodarti anche tu alle vicende ineguali del tuo
spirito che è nella sua inerzia attivo e pare a te nella sua
attività inerte. Si riposa in Dio quando non si lavora con i
fantasmi e coi ragionamenti, quando si fanno atti di volontà
senza sforzo o quando si gitta uno sguardo a Lui ogni tanto.
All’anima par di non fare quando non si agita, ma l’agitarsi non
è il cercare. Della Maddalena fu scritto che ella, più che
cercare Gesù si agitava, e anche avendolo innanzi non lo
conosceva. Gesù si vede di fianco e non di faccia, perché ci si
agita. Questa teoria l’avevo preparata per gli esercizi, quando
si parlava del Volto del Crocifisso, ma non la dissi, quell’agitarsi
è una delle imperfezioni nostre nella vita presente. Bisogna
rammentarsi che la orazione è l’elevazione della mente a Dio,
che il desiderio è un clamore, che il fervore è lingua dello
Spirito e che il silenzio nostro a Dio parla. Un pensiero e un
affetto, sono la nostra orazione mentale. Il mostrare a Dio la
nostra miseria è una eccellente orazione, il pensare ai doveri
da compiere è una eccellente meditazione, il guardare le Mani,
il Volto, i Piedi, il Costato del Crocifisso è una eccellente
contemplazione. Ecco tutti i gradi: orazione, meditazione,
contemplazione; tutti buoni e opportuni perché pratici e diretti
a sterpare le spine dell’orgoglio dal cuore. Il silenzio del
Crocifisso a noi parla e il nostro silenzio a Lui. Ma il
silenzio, l’ombra, la morte davanti alla croce del Verbo
Incarnato sono eloquenza, luce e vita dell’anima. Impariamo
dunque a tacere, a stare nell’ombra e a morire ogni giorno a noi
stessi lottando per mantenerci nell’equilibrio della virtù e
dell’amore: Questo è il nostro destino. Hai capito?
Il pastorale e la mitra di Mons.Pio; il pastorale, non pregiato, è quello prelevato dall’urna di S.Antonino e che Mons.Pio aveva scambiato con un pastorale d’oro che a lui era stato regalato
Direttore spirituale in senso pieno Mons.Pio lo è stato anche per molti laici, persone che vivevano nel mondo; tra le figlie spirituali una delle predilette è stata senz’altro la contessa Giorgina Finocchietti, che ha beneficiato di moltissime lettere. Molto bella e significativa è la seguente lettera, in cui Mons.Pio dispiega la sua saggezza e sensibilità nel consigliare Giorgina riguardo alla scelta dello stato di vita.
Casciana 16
Ottobre 1880
La Beata senese Savina Petrilli Fra le tante
persone che hanno beneficiato della direzione spirituale di
Mons.Pio spicca una Beata senese, la Madre Savina Petrilli
(1851-1923), fondatrice della congregazione “Sorelle dei Poveri
di S. Caterina da Siena”. Probabilmente il loro primo incontro
risale al 1880, quando Mons.Pio visitò l’istituto aperto dalla
Madre Savina a Siena; dall’anno successivo la Suora affidò la
sua anima al Vescovo domenicano, che la chiamava sua seconda
figlia spirituale. Talvolta era Mons.Del Corona che andava a
visitare la Madre Savina, ma più spesso era lei che si faceva
ospitare al Monastero delle suore fondate da Monsignore; qui
trascorreva lunghi periodi in amicizia con la Madre Elena,
specialmente in occasione di ritiri ed esercizi spirituali
predicati da Mons.Pio. Quattro volumi di lettere indirizzate
alla Madre Savina, raccolte e conservate dalle sue suore,
testimoniano la durata del rapporto (sino alla morte del
Vescovo) e l’alta sapienza con cui Mons.Del Corona guidava le
anime più generose e avanzate nelle vie dello spirito.
24 novembre
1897
24 settembre 1898
La Beata Maria Margherita Caiani Un’altra Beata,
questa volta dell’area fiorentina, ha fatto ricorso alla bontà
ed alla saggezza di Mons.Pio, la Madre Maria Margherita Caiani
(1863-1921), fondatrice delle “Suore Francescane Minime del
Sacro Cuore”. In questo caso non c’è stato un vero e proprio
rapporto di direzione spirituale, bensì un aiuto spirituale
limitato ad alcune circostanze. Nel 1891, quando era ancora
giovane e indecisa sulla strada da intraprendere, Marianna
(questo il nome di battesimo) Caiani conobbe e strinse amicizia
con Teresa Papanti, terziaria domenicana come lei; l’anno
seguente Teresa si fece suora con il nome di suor Caterina (fotografata
sul letto di morte) ed entrò nel Monastero fondato da Mons.
Pio.Dalle lettere che si sono scambiate risulta che la
Papanti abbia invitato Marianna per parlare con Mons.Del Corona
e farsi accettare fra le suore o comunque avere dei consigli su
come indirizzarsi nella vita; non esiste un documento che provi
esplicitamente tale incontro, ma tutto fa supporre che sia
avvenuto nel 1893 e che Mons.Pio abbia suggerito a Marianna di
indirizzarsi verso una vita più attiva di quella del Monastero.
Alcuni anni più tardi, nel 1901, quando ormai Marianna aveva
dato l’avvio alla sua congregazione religiosa ed era diventata
suor Maria Margherita, si recò a Prato, dove Mons.Pio
partecipava ai festeggiamenti in onore di S.Caterina de’ Ricci.
La Caiani si fece riconoscere e raccontò la sua missione e le
difficoltà che incontrava, insistendo sul fatto che, se non
avesse trovato una maestra, la scuola da lei aperta avrebbe
rischiato di chiudere. Mons.Pio le assicurò il suo
interessamento, senza però dire nulla di preciso; la Madre
Caiani se ne andò confortata e perseverò nella preghiera,
finché, qualche tempo dopo, sollecitata da Mons.Del Corona,
arrivò la tanto sospirata maestra, Doralice Bizzaguti, che
consolò il cuore della Madre fino al punto di diventare una
delle sue suore. Due suore di Mons.Pio, in visita alle suore della Caiani, sostano davanti alla salma della Beata |
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