I luoghi dove Mons. Pio ha vissuto


Mons. Pio Alberto Del Corona è stato il 18° Vescovo di San Miniato (Pisa); qui sotto riportiamo l’elenco dei vescovi che, a San Miniato (eretta a Diocesi il 5 dicembre 1622), hanno preceduto Mons. Pio.

1.  Francesco de Noris  1624-1631

2.  Alessandro Strozzi  1632-1648

3.  Angelo Pichi  1648-1653

4.  Pietro Frescobaldi  30 ottobre- 3 dicembre 1654

5.  Giovanni Battista Balducci  1656-1661

6.   Mauro Corsi  1662-1680

7.   Jacopo Antonio Morigia  1681-1683

8.  Michele Carlo Cortigiani-Visdomini  1683-1703

9.   Giovanni Francesco Maria Poggi  1703-1719

10. Lodovico Andrea Cattani  1720-1734

11. Giuseppe Suarez della Concha  1734-1754

12. Domenico Poltri  1755-1778

13. Brunone Fazzi  1779-1805

14. Pietro Fazzi  1806-1832

15. Torello Pierazzi  1834-1851

16. Francesco Alli Maccarani  1854-1863

17. Annibale Barabesi  1867-1897

18. Pio Alberto Del Corona  1898-1906

Mons. Pio si insediò a San Miniato come Vescovo ausiliare nel 1875; Vescovo titolare era e rimaneva Mons. Annibale Barabesi, che, trovandosi in grave contrasto con alcuni sacerdoti della diocesi, era stato invitato dalla Santa Sede – inutilmente – a rassegnare le dimissioni. Al rifiuto di Barabesi la Santa Sede divise i ruoli, nominando un ausiliare (Mons. Pio) con il compito di curare il governo spirituale della diocesi e lasciando a Barabesi le mansioni amministrative ed economiche. La convivenza tra i due vescovi, all’inizio, fu difficile e problematica, in seguito però diventarono amici. Mons. Barabesi continuò, fino alla morte, a risiedere nel Palazzo Vescovile, così Mons. Pio fu costretto a trovare un’altra sistemazione. Come prima dimora fu logico scegliere il convento domenicano dei Santi Jacopo e Lucia, il convento cioè dove risiedevano i frati della sua medesima congregazione, quella domenicana di San Marco

 I loggiati del convento domenicano di San Miniato; ormai da anni i domenicani non abitano più il  convento dei Santi Jacopo e Lucia

Gli furono assegnate due modeste stanze che guardavano la valle a sud della città, fino alle torri di San Gimignano e alle cime delle colline senesi; in una lettera scrisse: “La natura è qui sorridente; le mie stanze sono deliziose perché riguardano valli e colline d’una bellezza rara, l’aere è di balsamo”. Protetto dal convento, Mons. Pio trovava qualche ora libera per pregare e lavorare; celebrava la S. Messa quotidiana in una cappella adiacente alla sacrestia della Chiesa, intitolata a S. Domenico.

La facciata della chiesa di San Domenico e la piazza antistante

La sacrestia della chiesa di San Domenico e l’altare della cappella adiacente, detta cappella del Vescovo, perché Mons. Pio talora vi celebrava la S. Messa

 La parte centrale del palazzo del seminario, dove Mons. Pio si recava spesso per fare lezione ai  futuri sacerdoti della sua diocesi

Volendo fare qualcosa di più per l’educazione della gioventù, Mons. Pio e il Padre domenicano Vincenzo Bandecchi pensarono di comprare e restaurare e riadattare un vasto edificio di San Miniato: l’antico monastero di San Martino, già appartenuto alle Suore Domenicane dette dell’Annunziata, che lo avevano abitato fin verso il 1850. Profanato, trasformato in carcere e caserma, divenuto proprietà privata, era stato messo in vendita.

La facciata della ex-chiesa di S.Martino, oggi trasformata in auditorium

Nel 1885 Mons. Pio lo comprò e vi pose la sede di un collegio per bambini e ragazzi, il Collegio Convitto San Tommaso d’Aquino; qui, dopo dieci anni trascorsi nel convento domenicano, trasferì la sua dimora e qui si fece edificare una bella cappella: “vestita di rosso, coll’immagine del Sacro Cuore e il tabernacolo e la pisside dell’Asilo [il Monastero della congregazione da lui fondata, n.d.r.]” (da una lettera di Mons. Pio). In un’altra lettera Mons. Del Corona descrive la sua sistemazione nel Collegio: “Questo San Martino è un romitaggio, tanta è la quiete che vi regna. Siamo fuori del paese. Dalla finestra della mia camera da letto ho a mano destra la rocca e la Cattedrale, di cui veggo la facciata. Guardando diritto, vedo i monti di Fiesole”.

Il duomo di S. Miniato; nella stessa piazza sorge il palazzo vescovile

Morto Mons. Barabesi il 2 febbraio 1897, Mons. Pio subentrò automaticamente come vescovo effettivo, ma non ancora titolare, perché è solamente la nomina della Santa Sede che può costituire un vescovo come titolare. Mons. Pio tentò di evitare la nomina e di ritornare a fare, per quanto possibile, il semplice frate; la nomina però giunse il 10 marzo 1898, e da quel giorno Mons. Pio fu il 18° vescovo titolare di San Miniato.

Lo stemma episcopale di Mons. Pio, ancora oggi custodito nel palazzo vescovile

Il pulpito della Cattedrale, da cui Mons. Pio ha predicato molte volte

Ormai aveva acquisito il diritto di abitare nel palazzo vescovile e così lasciò la residenza di S. Martino per continuare la sua solita vita povera nell’episcopio, da lui soprannominato il “carcere onorato”. Qui rimase fino al 1906, quando, a causa di gravi problemi di salute, ottenne il permesso di lasciare la diocesi e di ritornare alla vita religiosa nel Convento di S. Domenico di Fiesole.

Il palazzo vescovile

 La cappella interna al palazzo vescovile, usata anche da Mons. Pio per celebrare la S. Messa nei giorni feriali

 
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