2. Alessandro Strozzi
1632-1648
3. Angelo
Pichi 1648-1653
4.
Pietro Frescobaldi 30 ottobre- 3 dicembre 1654
5. Giovanni Battista Balducci
1656-1661
6. Mauro Corsi 1662-1680
7. Jacopo Antonio Morigia
1681-1683
8. Michele Carlo
Cortigiani-Visdomini 1683-1703
9. Giovanni Francesco
Maria Poggi 1703-1719
10. Lodovico Andrea Cattani
1720-1734
11. Giuseppe Suarez della Concha
1734-1754
12. Domenico Poltri 1755-1778
13. Brunone Fazzi 1779-1805
14. Pietro Fazzi 1806-1832
15. Torello Pierazzi 1834-1851
16. Francesco Alli Maccarani 1854-1863
17. Annibale Barabesi 1867-1897
18. Pio Alberto Del Corona 1898-1906
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Mons. Pio si insediò
a San Miniato come Vescovo ausiliare nel 1875; Vescovo
titolare era e rimaneva Mons. Annibale Barabesi, che,
trovandosi in grave contrasto con alcuni sacerdoti della
diocesi, era stato invitato dalla Santa Sede – inutilmente –
a rassegnare le dimissioni. Al rifiuto di Barabesi la Santa
Sede divise i ruoli, nominando un ausiliare (Mons. Pio) con
il compito di curare il governo spirituale della diocesi e
lasciando a Barabesi le mansioni amministrative ed
economiche. La convivenza tra i due vescovi, all’inizio, fu
difficile e problematica, in seguito però diventarono amici.
Mons. Barabesi continuò, fino alla morte, a risiedere nel
Palazzo Vescovile, così Mons. Pio fu costretto a trovare
un’altra sistemazione. Come prima dimora fu logico scegliere
il convento domenicano dei Santi Jacopo e Lucia, il convento
cioè dove risiedevano i frati della sua medesima
congregazione, quella domenicana di San Marco
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I loggiati del convento
domenicano di San Miniato; ormai da anni i domenicani non abitano più il
convento dei Santi Jacopo e Lucia
Gli furono assegnate due modeste
stanze che guardavano la valle a sud della città, fino alle torri di San
Gimignano e alle cime delle colline senesi; in una lettera scrisse: “La
natura è qui sorridente; le mie stanze sono deliziose perché riguardano
valli e colline d’una bellezza rara, l’aere è di balsamo”. Protetto dal
convento, Mons. Pio trovava qualche ora libera per pregare e lavorare;
celebrava la S. Messa quotidiana in una cappella adiacente alla
sacrestia della Chiesa, intitolata a S. Domenico.
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La facciata della chiesa
di San Domenico e la piazza antistante
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La sacrestia della
chiesa di San Domenico e l’altare della cappella adiacente, detta
cappella del Vescovo, perché Mons. Pio talora vi celebrava la S. Messa
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La parte centrale del
palazzo del seminario, dove Mons. Pio si recava spesso per fare lezione
ai futuri sacerdoti della sua diocesi
Volendo fare qualcosa di più per
l’educazione della gioventù, Mons. Pio e il Padre domenicano Vincenzo
Bandecchi pensarono di comprare e restaurare e riadattare un vasto
edificio di San Miniato: l’antico monastero di San Martino, già
appartenuto alle Suore Domenicane dette dell’Annunziata, che lo
avevano abitato fin verso il 1850. Profanato, trasformato in carcere e
caserma, divenuto proprietà privata, era stato messo in vendita.
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La facciata della
ex-chiesa di S.Martino, oggi trasformata in auditorium
Nel 1885 Mons. Pio lo comprò e
vi pose la sede di un collegio per bambini e ragazzi, il Collegio
Convitto San Tommaso d’Aquino; qui, dopo dieci anni trascorsi nel
convento domenicano, trasferì la sua dimora e qui si fece edificare una
bella cappella: “vestita di rosso, coll’immagine del Sacro Cuore e il
tabernacolo e la pisside dell’Asilo [il Monastero della congregazione da
lui fondata, n.d.r.]” (da una lettera di Mons. Pio). In un’altra
lettera Mons. Del Corona descrive la sua sistemazione nel Collegio:
“Questo San Martino è un romitaggio, tanta è la quiete che vi regna.
Siamo fuori del paese. Dalla finestra della mia camera da letto ho a
mano destra la rocca e la Cattedrale, di cui veggo la facciata.
Guardando diritto, vedo i monti di Fiesole”.
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Il duomo di S. Miniato;
nella stessa piazza sorge il palazzo vescovile
Morto Mons. Barabesi il 2
febbraio 1897, Mons. Pio subentrò automaticamente come vescovo
effettivo, ma non ancora titolare, perché è solamente la nomina della
Santa Sede che può costituire un vescovo come titolare. Mons. Pio tentò
di evitare la nomina e di ritornare a fare, per quanto possibile, il
semplice frate; la nomina però giunse il 10 marzo 1898, e da quel giorno
Mons. Pio fu il 18° vescovo titolare di San Miniato.
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Lo
stemma episcopale di Mons. Pio, ancora oggi custodito nel palazzo
vescovile
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Il pulpito della
Cattedrale, da cui Mons. Pio ha predicato molte volte
Ormai aveva acquisito il
diritto di abitare nel palazzo vescovile e così lasciò la residenza
di S. Martino per continuare la sua solita vita povera nell’episcopio,
da lui soprannominato il “carcere onorato”. Qui rimase fino al 1906,
quando, a causa di gravi problemi di salute, ottenne il permesso di
lasciare la diocesi e di ritornare alla vita religiosa nel Convento di
S. Domenico di Fiesole.
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Il palazzo vescovile
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La cappella interna al
palazzo vescovile, usata anche da Mons. Pio per celebrare la S. Messa
nei giorni feriali