L’Eucaristia è al centro della spiritualità sacerdotale di Mons. Pio: tante sono le pagine che ha dedicate all’Eucaristia, tante sono le testimonianze, a noi pervenute, che attestano il suo straordinario amore per l’Eucaristia.
Fino ad oggi non esiste uno studio esauriente sull’importanza dell’Eucaristia nella vita e nell’insegnamento di Mons. Pio, tuttavia, per non lasciare una così grave lacuna nella presentazione di Mons. Del Corona, è sembrato opportuno inserire un breve saggio che Don Divo Barsotti ha scritto sull’argomento.


Don Barsotti ( 1914–2006 ), fondatore della Comunità dei Figli di Dio, famoso esperto di spiritualità, era nato a Palaia, nella Diocesi di San Miniato, la Diocesi che Mons. Pio ha guidato dal 1872 al 1906.

Fin da piccolo aveva sentito parlare del “vescovo angelico” – Mons. Pio – ed era cresciuto nella venerazione per il suo vescovo, mai incontrato fisicamente, ma assai presente spiritualmente.
La sua venerazione per Mons. Pio non si è mai affievolita, come dimostra il fatto che, negli ultimi anni della sua vita, per quanto quasi infermo, don Barsotti ha continuato a recarsi nella cripta del Monastero di via Bolognese (FI), dove sono custodite le spoglie mortali di Mons. Pio.

Ricordiamo la presenza di don Divo alla ricollocazione della salma di Mons. Pio (18 febbraio 2001) e l’ultima visita, pochi mesi prima della morte, il 26 luglio 2005, quando ha elevato una bellissima preghiera, augurando una veloce conclusione del processo di beatificazione.


Don Barsotti arriva al Monastero per assistere alla ricollocazione della salma di Mons. Pio (18 febbraio 2001)

Il saggio di Don Barsotti che viene qui pubblicato è stato scritto come introduzione al libro: Pio Alberto Del Corona, Il Mistero dell’Eucaristia. Elevazioni spirituali, rielaborate dal P.Raimondo Sorgia O.P., vol. I, pagg.196, Siena 1986.


Le Elevazioni sul mistero dell'Eucaristia di Mons. Pio A. Del Corona sono, se non la prima, certamente una delle prime opere spirituali scritte dal Servo di Dio e rimane la migliore.
Vi sono pagine e pagine nella voluminosa eredità degli scritti che ci ha lasciato, che possono essere forse anche poeticamente più grandi, ma le Elevazioni rimangono l'opera più completa e fedele a una sola ispirazione.
L'opera dimostra la vocazione contemplativa dell'autore che sarebbe stato chiamato dopo pochi anni all'episcopato.
Nel lungo episcopato non ebbe più la libertà di concedersi quel riposo nello studio e nella meditazione che gli avrebbe consentito di scrivere forse opere anche di più alta meditazione teologica e spirituale.
Fu un oratore ricercato e soprattutto fu amato e venerato dai sacerdoti e fedeli che lo stimavano un santo.
È vero per lui quello che è vero per molti: forse solo l'epistolario potrebbe metterci in un contatto e in una comunione più vera e più viva con lui.
Finché non si potrà pubblicarlo, è già un bene pubblicare questa nuova edizione le Elevazioni, importante sia come uno degli scritti italiani sull'Eucaristia fra i più ispirati della seconda metà del secolo XIX, sia come l'opera più significativa di uno dei vescovi italiani più grandi anche se poco conosciuto, dell'ultimo ventennio del secolo passato, e sia soprattutto perché anche oggi l'opera può nutrire la pietà dei fedeli.

Se Mons. Pio fu un buon conoscitore dei teologi scolastici, non fu certo un precursore del rinnovamento liturgico. Il libro a questo riguardo è certo superato ,ma sono superati ormai anche gli scritti del più grande apostolo dell'Eucaristia del secolo XIX, S. Pier Giuliano Eymard.

Questo non impedisce che S. Pier Giuliano Eymard non debba essere anche per noi un maestro di vita spirituale.

San Pierre Julien Eymard (1811–1868)

Del resto se pensiamo alle numerosissime congregazioni sorte in quel tempo per l'Adorazione Eucaristica, non possiamo dubitare che sia stato lo Spirito Santo a ispirare una pietà che può oggi apparire legittima, anche se fuori centro.

L'attenzione del teologo, la pietà del fedele si fermavano sul Mistero della Presenza reale senza che si vedesse come questo mistero non si sarebbe potuto in alcun modo dividere dal mistero della Comunione e del Sacrificio.
La Presenza del Cristo si fa di fatto pienamente reale nell'atto del Sacrificio se è Presenza di una Persona vivente, e il Cristo è realmente presente in quanto si ordina all'uomo perché la Presenza dice essenzialmente rapporto con qualcuno.

Nelle Elevazioni il mistero del Sacrificio è relegato nell'ultima parte e la Comunione Eucaristica non sembra essere partecipazione del fedele al Sacrificio del Cristo.

Non era messo in rilievo allora il sacerdozio dei fedeli e non si vedeva, come invece aveva già insegnato S. Paolo, che la vita cristiana è un sacrificio, che non può certo moltiplicare il Sacrificio del Cristo, ma ne è la sua partecipazione.


Tuttavia, a impedire che la nuova visione teologica debba compromettere il mistero di una Presenza reale che la fede ci insegna permanente, non è certo inopportuno l'insegnamento degli scrittori spirituali del secolo passato, né è fuor di luogo una pietà Eucaristica che anche oggi deve esigere l'adorazione.

È vero che non è questo il fine dell'Eucaristia, ma è vero che se il Cristo non è presente per essere adorato, deve essere adorato perché egli è presente.

D'altra parte se la Comunione Eucaristica è partecipazione al Sacrificio del Cristo e opera soprattutto una nostra unione con lui, rimane pur vero che è cibo, e come cibo ci nutre, ci corrobora, ci risana, ci dona letizia.

Sono questi gli effetti del Sacramento che Mons. Pio, d'accordo con S. Tommaso, vede e insegna.


La nuova teologia non si contrappone, non rinnega l'antica.

La teologia e la pietà eucaristica delle generazioni passate vanno integrate dal rinnovamento liturgico e dall'insegnamento dell'ultimo Concilio, ma un rinnovamento e un approfondimento teologico suppongono quella teologia e quella pietà: non nasce oggi la Chiesa.

I figli ricevono la vita dai padri, anche se, poi, crescendo potranno migliorare le condizioni della famiglia ed elevarsi intellettualmente più di quanto non lo fossero coloro che hanno dato loro la vita.


Un calice ed un ostensorio appartenuti a Mons.Pio; sulla base del calice si può leggere una dedica


Mons. Pio, vescovo e maestro di spiritualità nell’ultimo quarto del secolo XIX, è uno dei padri che i figli debbono conoscere e venerare.

La vita spirituale delle età che ci hanno preceduto, giunge a noi attraverso la parola che essi hanno consegnato agli scritti. Il rifiuto del passato è il rifiuto sicuro della vita.

Le Elevazioni sul Mistero dell'Eucaristia è un libro che ha comunicato la vita e può comunicarla ancora.

È uno dei pochi libri che dimostrarono a suo tempo come la vita spirituale non può separarsi dalla teologia e dipende essenzialmente dai Sacramenti divini.

È testimonianza di una viva pietà.

Ha potuto comunicare la vita perché nasceva dalla contemplazione e dalla preghiera, ci insegna a fare della teologia il nutrimento della nostra stessa pietà.
Basterebbe questo insegnamento a giustificare la sua nuova edizione, la sesta, da quando apparve la prima volta nel 1874. Dobbiamo riconoscere che non sono molte le opere di spiritualità scritte nel secolo passato che abbiano avuto tante edizioni. E anche questo può essere un indice del suo valore, visto che il libro non è di facile lettura per il suo carattere teologico.

Tre diocesi sono interessate al riconoscimento pubblico di una santità di Mons. Pio Alberto Del Corona: Livorno dove nacque, Firenze dove visse la sua preparazione al ministero episcopale e dove nella tarda vecchiaia venne a morire, e S. Miniato di cui fu Vescovo e padre per oltre un trentennio.

La nuova edizione si propone anche di ravvivarne il ricordo e la venerazione.
Possano i sacerdoti e i fedeli, specialmente delle tre diocesi, accogliere ancora la sua parola, essere alimentati dalla sua pietà.

Sac. Divo Barsotti

Per informazione e per rispetto a don Barsotti, riconosciuto maestro di spiritualità, abbiamo riportato integralmente il suo testo, senza censurare le parti nelle quali sono esposte critiche piuttosto ingenerose a Mons. Pio e a S. Pier Giuliano Eymard. Per inquadrare correttamente il rapporto fra celebrazione e adorazione, riportiamo due paragrafi dell’esortazione apostolica postsinodale Sacramentum Caritatis, pubblicata da Benedetto XVI il 22 febbraio 2007.

Il rapporto intrinseco tra celebrazione e adorazione

66. Uno dei momenti più intensi del Sinodo è stato quando ci siamo recati nella Basilica di San Pietro, insieme a tanti fedeli per l'adorazione eucaristica. Con tale gesto di preghiera, l'Assemblea dei Vescovi ha inteso richiamare l'attenzione, non solo con le parole, sull'importanza della relazione intrinseca tra Celebrazione eucaristica e adorazione. In questo significativo aspetto della fede della Chiesa si trova uno degli elementi decisivi del cammino ecclesiale, compiuto dopo il rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II. Mentre la riforma muoveva i primi passi, a volte l'intrinseco rapporto tra la santa Messa e l'adorazione del Ss.mo Sacramento non fu abbastanza chiaramente percepito. Un'obiezione allora diffusa prendeva spunto, ad esempio, dal rilievo secondo cui il Pane eucaristico non ci sarebbe stato dato per essere contemplato, ma per essere mangiato. In realtà, alla luce dell'esperienza di preghiera della Chiesa, tale contrapposizione si rivelava priva di ogni fondamento. Già Agostino aveva detto: « nemo autem illam carnem manducat, nisi prius adoraverit; peccemus non adorando – Nessuno mangia questa carne senza prima adorarla; peccheremmo se non la adorassimo »(191). Nell'Eucaristia, infatti, il Figlio di Dio ci viene incontro e desidera unirsi a noi; l'adorazione eucaristica non è che l'ovvio sviluppo della Celebrazione eucaristica, la quale è in se stessa il più grande atto d'adorazione della Chiesa(192). Ricevere l'Eucaristia significa porsi in atteggiamento di adorazione verso Colui che riceviamo. Proprio così e soltanto così diventiamo una cosa sola con Lui e pregustiamo in anticipo, in qualche modo, la bellezza della liturgia celeste. L'atto di adorazione al di fuori della santa Messa prolunga ed intensifica quanto s'è fatto nella Celebrazione liturgica stessa. Infatti, « soltanto nell'adorazione può maturare un'accoglienza profonda e vera. E proprio in questo atto personale di incontro col Signore matura poi anche la missione sociale che nell'Eucaristia è racchiusa e che vuole rompere le barriere non solo tra il Signore e noi, ma anche e soprattutto le barriere che ci separano gli uni dagli altri »(193).

La pratica dell'adorazione eucaristica

67. Insieme all'Assemblea sinodale, pertanto, raccomando vivamente ai Pastori della Chiesa e al Popolo di Dio la pratica dell'adorazione eucaristica, sia personale che comunitaria(194). A questo proposito, di grande giovamento sarà un'adeguata catechesi in cui si spieghi ai fedeli l'importanza di questo atto di culto che permette di vivere più profondamente e con maggiore frutto la stessa Celebrazione liturgica. Nel limite del possibile, poi, soprattutto nei centri più popolosi, converrà individuare chiese od oratori da riservare appositamente all'adorazione perpetua. Inoltre, raccomando che nella formazione catechistica, ed in particolare negli itinerari di preparazione alla Prima Comunione, si introducano i fanciulli al senso e alla bellezza di sostare in compagnia di Gesù, coltivando lo stupore per la sua presenza nell'Eucaristia.

Vorrei qui esprimere ammirazione e sostegno a tutti quegli Istituti di vita consacrata i cui membri dedicano una parte significativa del loro tempo all'adorazione eucaristica. In tal modo essi offrono a tutti l'esempio di persone che si lasciano plasmare dalla presenza reale del Signore. Desidero ugualmente incoraggiare quelle associazioni di fedeli, come anche le Confraternite, che assumono questa pratica come loro speciale impegno, diventando così fermento di contemplazione per tutta la Chiesa e richiamo alla centralità di Cristo per la vita dei singoli e delle comunità.

NOTE

(191) Enarrationes in Psalmos 98,9: CCL XXXIX, 1385; cfr Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana (22 dicembre 2005): AAS 98 (2006), 44-45.

(192) Cfr Propositio 6.

(193) Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana (22 dicembre 2005): AAS 98 (2006), 45.

(194) Cfr Propositio 6; Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti, Direttorio su pietà popolare e liturgia (17 dicembre 2001), nn. 164-165, Città del Vaticano 2002, pp.137-139; Sacra Congregazione dei Riti, Istr. Eucharisticum Mysterium (25 maggio 1967): AAS 57 (1967), 539-573.


Ad integrazione di questa pagina eucaristica si vuol segnalare un evento miracoloso di Mons. Pio.

Un evento miracololo non propriamente eucaristico, ma avvenuto durante la Santa Messa.

Per propiziare la guarigione della Madre Elena, gravemente ammalata, Mons. Pio celebrò – l’8 dicembre 1892, solennità dall’Immacolata – una Messa in una cappella attigua alla stanza in cui giaceva la Madre.


Durante la celebrazione due suore che assistevano, videro Mons. Pio sollevarsi di poco sopra il pavimento (un caso di levitazione, un fenomeno ben noto agli studiosi di agiografia e spiritualità); dopo la Messa la salute della Madre iniziò a migliorare e il miglioramento proseguì fino alla completa guarigione.

A perpetua memoria di tali eventi, nella cappella (detta delle madri) sono stati posti un quadro raffigurante l'evento e una targa che racconta la storia e spiega il quadro sovrastante.