Introduzione

Nell’archivio del Monastero si conserva un quadernetto che contiene una breve serie di testimonianze sulla Madre Elena; scritte da una sola mano (una suora anonima dei primi tempi) e divise in paragrafi titolati, sono l’unica testimonianza di prima mano - eccettuate le lettere di Mons.Pio – a noi pervenuta sulla fondatrice della congregazione.

Qui sotto si riporta (con qualche ritocco) la trascrizione di alcuni paragrafi.

Correzione delle novizie

Tenera nel suo materno amore per le figliuole, intendeva a perfezione quale sia il vero amore e più amava un’anima, più ambiva a renderla perfetta e con cura cercava di spogliarla dei suoi difetti, dovesse anche questo spogliamento costare lacrime e sangue. […]

Non solo colle giovani, ma anche colle Madri anziane era sempre sollecita nel farle rinnegare la loro volontà e nel contrariare i loro desideri, quando vedeva in  essi troppo ardore.

 

Una suora aveva avuto dalla procuratrice una matassina di seta rossa e tutta contenta chiese alla Madre il permesso di adoperarla per ricamare degli abitini del S.Cuore.

La Madre colse l’occasione per mortificare l’ardore, facendole osservare che tale spesa era stata superflua (era una piccola matassina da due soldi), che non era secondo lo spirito della religiosa povertà e che vedendo tanta brama di averla, non solo negava il permesso di adoperarla, ma la teneva per sé.

Diverso tempo dopo, con dolcezza materna restituì alla suora la matassina, lodando l’umiltà e la deferenza con cui aveva accolto tale rifiuto.

 

Umiltà

Profondamente umile, benché Superiora accettava con rispettosa sottomissione e con riconoscenza quelle piccole osservazioni che la Suora Cantora doveva fare riguardo alle rubriche, ma, qualora il suo occhio scrutatore avesse letto nel pensiero di chi la correggeva un senso di compiacenza vana e di orgoglio, subito la riprendeva del suo fallo e, umiliandola, la correggeva.

Colle (con le) malate

Tenerissima colle malate, aveva per loro tesori di amore che non si possono ridire, ora portando a loro quasi furtivamente un uovo nel genuflessorio, ora facendo scivolare loro di nascosto un cioccolatino, ora passando loro in più qualche poco di vino, giungendo perfino, nella sua inarrivabile sollecitudine, a metterlo in fresco nella stagione calda, perché potessero, nel prenderlo, sentire maggior sollievo.

Per la pace del cuore

Ma più tenera ed inarrivabile sollecitudine aveva Ella per la tranquillità e la pace delle sue figliuole.

Vero ritratto della vigile cura che il Signore si prende continuamente di noi, Ella aveva sempre lo sguardo fisso sul viso delle sue figlie, nel cui occhio voleva sempre veder risplendere la serena tranquillità del cuore.

E se qualcuna era triste o agitata, circondavala di tenerezza e non risparmiava nulla, finché non vedevala di nuovo serena.

Ad ogni minimo rumore nella notte si levava ad ascoltare se qualcuna avesse bisogno di qualcosa, né davasi pace, se non sapeva tutte tranquille nel loro riposo.

Quante volte fu veduta affacciarsi sollecita come un angiolo di pace alla cella di qualche malata o di qualche povera figliuola afflitta o tentata! Ben persuasa, come il Padre sempre ripeteva, che la pace del cuore è la base di ogni virtù, non aveva requie se sapeva che qualcuna delle sue figlie non era tranquilla; e raccomandava specialmente alla Maestra delle novizie di esser molto attenta sopra questo punto, non respingendo mai nessuna che avesse bisogno di aiuto spirituale in qualunque momento si fosse presentato, fosse pure stato anche nel cuor della notte.

Umiltà

Era severa colle figlie pel grande amore che loro portava e che la spingeva al desiderio di vederle perfette, ma quante volte dopo una osservazione od un rimprovero, umiliandosi davanti a Dio non si udiva esclamare: “Mio Dio, io le mortifico e le correggo le mie figliuole, e poi sono peggio di loro!”.