Il 14 febbraio 2001, sotto la presidenza del Vescovo di Fiesole e Segretario della Conferenza Episcopale Toscana, Mons. Luciano Giovannetti, nella cripta del Monastero, si è proceduto alla riesumazione e ricognizione canonica dei resti mortali del Servo di Dio Mons. Pio Alberto Del Corona.
La salma di Mons.Pio (1912) e la sua traslazione nel Monastero (1925)
Le prime fasi della riesumazione: dapprima si mostra l’involucro di zinco servito per la traslazione della salma al Monastero; l’involucro viene aperto ed appare la vecchia cassa in legno; la cassa viene sollevata dal loculo.
Il corpo è stato esaminato e giudicato in buono stato (specialmente se si tiene conto che è stato sepolto in un terreno umido e con ampie infiltrazioni d’acqua); in previsione di una conclusione positiva del processo di beatificazione, sono stati prelevati alcuni resti come reliquie.
Tutto è avvenuto secondo i canoni, cioè le regole fissate nella costituzione apostolica Divinus Perfectionis Magister (1983).
Terminata la ricognizione il corpo è stato ricomposto in una nuova cassa, alla quale è stata sovrapposta una croce dorata benedetta dal Papa Giovanni Paolo II.
LA RICOLLOCAZIONE DELLA SALMA
Al termine dei lavori di risanamento della tomba e dopo la ricognizione canonica della salma, domenica 18 febbraio 2001
si è tenuta la solenne concelebrazione eucaristica per la ricollocazione
dei resti mortali del servo di Dio Mons.Pio Alberto Del Corona.
Ha presieduto il Cardinale Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, José Saraiva Martins, hanno concelebrato i vescovi Edoardo Ricci (San Miniato), Fiorino Tagliaferri, Ismaele Castellano, e vari sacerdoti, tra i quali Don Divo Barsotti e i rappresentanti personali dei Vescovi di Livorno, Fiesole e del Padre Maestro dell’Ordine Domenicano.
Alla cerimonia hanno partecipato numerose autorità civili e militari, fra le quali quindici sindaci provenienti dalla Diocesi di S. Miniato, dalla provincia di Pisa, da Fiesole, senza dimenticare le associazioni caritative come le Misericordie di Firenze e di Livorno. Ancora una volta Mons.Pio ha radunato intorno a sé le autorità dei luoghi dove è vissuto, dove ha esercitato la sua missione di Vescovo, dove ha lasciato la sua impronta di apostolo.
La nuova cassa viene deposta nel loculo restaurato e rinnovato
Prima che venga posta la lapide, le suore si raccolgono in preghiera
La maggior parte della gente è curiosa di sapere (e vedere!) se la salma di una persona morta in concetto di santità risulti, a distanza di anni, più o meno incorrotta. Mons. Pio, meditando sulla morte e pensando a sé stesso, aveva scritto un’invocazione che va eroicamente nella direzione opposta:
“Mio Dio! Fate che il mio corpo marcisca come non è mai marcito nessun corpo!
Ed io – dal trono della vostra misericordia – contemplerò con gioia questo esercizio della vostra giustizia”
(citato in M. Concetta Giuntini-Soranzo, Mons. Pio Alberto Del Corona, domenicano, Arezzo, Tipografia Enrico Zelli, 1925, pag. 27).