Hanno detto e scritto di lui


Leone XIII, Papa
E’ uno dei più dotti e santi prelati della Chiesa.


San Pio X, Papa
[in udienza al vescovo Mons.Ferretti] “E Del Corona che fa? Tenetene di conto, sapete! Quello è un santo!”
Un gran Santo. La vita religiosa, apostolica ed interiore di questo insigne prelato è attissima ad eccitare il Clero, tanto secolare come regolare, alla vera perfezione; essa incoraggia a seguire con amore un sì luminoso esemplare tutti coloro che sarebbero disposti ad abbracciare la vita del chiostro, ma che se ne ritraggono immaginandosi difficoltà insuperabili […] essendosi trovata in lui l’austerità dell’anacoreta sotto la veste di una dolcezza e grazia incantevole.


Ermenegildo Florit, Cardinale, Arcivescovo di Firenze
Il profumo delle virtù e la fama dei pregi singolari che ornarono l’umile figlio dei negozianti livornesi Del Corona, il discepolo buono e fedele di San Domenico nel Convento di San Marco, il Pastore dotto e piissimo della Chiesa Samminiatese rimangono vivi  […] e la Sua memoria è in grande venerazione e benedizione.





Andreas Frühwirth, Cardinale, in precedenza Maestro Generale dell’Ordine Domenicano
[In Mons. Pio A. Del Corona] mai [era] cessata la vita umile e povera del chiostro.


Beato Giacinto Maria Cormier, Maestro Generale dell’Ordine Domenicano
Noi stessi l’abbiamo conosciuto questo amico di Dio e degli uomini fin da quando, or son già parecchi anni, egli, giovane sacerdote, esuberante di vita, esordiva la sua carriera domenicana in San Marco di Firenze. Quando passavamo di là era per lui una festa. L’ardore che mostrava per lo studio delle lingue orientali, come mezzo per meglio comprendere e adoperare le Sacre Scritture, rivelava uno spirito aperto ad ogni cosa grande, capace di discernere i bisogni della Chiesa […]. Lo rivedemmo quando lavorava attorno alla fondazione dell’Asilo e, ci recammo, per fargli piacere, a visitare la nascente famigliola stabilita nella Villa di Santa Marta. Che felice impressione fece in noi quell’amore per l’Ordine, quell’umiltà, quell’unione di spirito, quell’apertura di cuori, nonostante le prove e le privazioni dei primi giorni! Era quella una primavera di vita religiosa, i cui fiori annaffiati dalla dottrina, riscaldati dalla carità del Fondatore, divennero frutti eccellenti […]. Lo potemmo infine ancor meglio avvicinare quando ebbe dato le sue dimissioni per ritirarsi a San Domenico di Fiesole. Ed allora amava riceverci nella sua cella, che era un vero romitorio avvivato dalle sue preghiere, dai suoi studi, e, quando vi si andava, dalla sua cortesia. […] Lo rivedevamo poi all’Ufficio Divino, più puntuale di un novizio e lo udivamo salmeggiare con voce ancor giovane, piena e sonora, che udita dalla navata della Chiesa, pareva riempire tutto il Coro.


Padre Aniceto Fernandez Alonso, Maestro Generale dell’Ordine Domenicano
Tanto lustro diede alla Chiesa e all’Ordine [Domenicano] con la sua dottrina e specialmente con la sua virtù.




Mons. Ludovico Ferretti, Vescovo di Colle Val d’Elsa,
biografo di Mons. Del Corona

I caratteri della santità sono quelli che in ogni lato della preziosa esistenza di questo religioso esemplare e vescovo piissimo si rivelano e dominano ogni altro pregio di natura e d’ingegno; e non fa meraviglia se in piccoli e grandi, in vicini e lontani, si sia diffusa la persuasione che dalla Chiesa cattolica egli meriti di essere elevato agli onori degli altari ed anche si sia divulgata la notizia di non poche grazie ottenute per l’invocazione di lui o per il contatto delle sue reliquie, anche in luoghi dove egli in vita sua non era affatto conosciuto. […] Se il giorno verrà [lo scritto è del 1927, n.d.r. ], in cui la Chiesa, come è lecito sperare, riconosca le eroiche virtù di questo Servo di Dio e faccia udire la sua voce solenne, in conferma della sua santità, essa troverà certo un’eco in molte testimonianze di confratelli insigni nell’Episcopato, di personaggi autorevoli di ogni classe, e, nel grido unanime di popolazioni intere, in cui rimane inalterata la memoria di lui, salutato “angelo di bontà”, passato in mezzo agli uomini senza che nulla della corruzione terrena a lui si apprendesse, e ovunque diffondendo luce e amore.




Mons. Felice Beccaro, Vescovo di San Miniato
La sua figura è troppo luminosa e sublime per essere fissata dal nostro occhio debole o qualificata dalla povertà delle nostre espressioni. […] A questo santo e dotto Pastore possiamo certamente applicare, in giusto senso e misura, quanto si legge nell’introito della Messa dei Santi Dottori: “In mezzo alla Chiesa il Signore aprì la bocca di lui e lo riempì di sapienza e d’intelletto e lo coprì del manto della gloria”.




Mons. Luigi Romoli,Vescovo di Pescia
Il primo incontro che ebbi con Mons. Del Corona fu presso il Monastero dello Spirito Santo […] appena undicenne, fui condotto a salutare Monsignore e a ricevere da lui la benedizione prima di entrare nella Scuola Apostolica [delle Suore da lui fondate, n.d.r.], era l’ottobre 1911. […] Non ricordo esattamente che impressione mi facesse e quali sentimenti in me suscitasse la sua figura.
Ricordo invece, e mi risuonano ancora all’orecchio, le parole di augurio e di esortazione che egli mi disse benedicendomi e consegnandomi un santino con l’immagine di Maria Immacolata. Mi disse: “Cominciar bene e finir meglio”. […]
Rividi successivamente più volte l’Arcivescovo nei mesi che seguirono fino alla sua morte […] nel periodo ultimo della malattia [di Mons.Pio, n.d.r.] anche noi collegiali eravamo invitati a pregare per lui […] un particolare soprattutto mi è restato fitto nell’animo ed è quello della gioia che scaturiva dai penetrali più reconditi, più intimi dell’essere mio e che mi elevava in su, in alto, oltre le stelle, fino a Dio; una gioia di cui s’inebriava il mio spirito e che arrivava, per modo di dire, a riempirmi di dolcezza perfino la bocca, come se avessi mangiato del miele. E tutto questo senza che io sapessi né cercassi rendermi conto della ragione di essa.





Mons. Ismaele Castellano, Arcivescovo di Siena
Del venerato Arcivescovo Mons. Pio Alberto Del Corona conosco gli scritti, dei quali si può asserire in verità ciò che San Bernardo dice del Santissimo Nome di Gesù: “essi sono miele sul labbro, melodia all’orecchio, giubilo nel cuore”.




Mons. Pietro Giuseppe Gagnor, Vescovo di Alessandria
Non ebbi la sorte di conoscerlo personalmente; ma ricordo molto bene come, negli anni della mia giovinezza domenicana, egli godesse fama di Vescovo esemplarmente zelante, prudente e pio; d’uomo dotto, di scrittore forbito e di maestro eccelso; ma soprattutto di Religioso e di Prelato di santa vita. Ricordo che il nostro venerato Maestro di Noviziato più volte ce lo additò quale esempio di vita sinceramente Domenicana, e quale modello di umiltà e di zelo apostolico. Egli vive tuttora nelle pregevoli opere che ha lasciato di dottrina teologica ed ascetica, d’ispirazione profondamente domenicana e tomistica.






Mons. Reginaldo Giuseppe M. Addazi, Arcivescovo di Trani e Barletta
La figura di questo presule si staglia, sempre imponente, nel cielo della Chiesa. La sua santità, la sua dottrina, la sua operosità apostolica testimoniano la sua grandezza.




Padre Mariano Sardi O.P.
Nel 1910 soffersi di una faringite acuta. Inalazioni, respirazioni in sale sature di gas….tutto inutile! Nel giugno del 1912 si trattò di mandarmi insegnante nel seminario di San Miniato. Andai all’Asilo da Monsignore [non era più Vescovo di quella Diocesi, n.d.r.] e Gli dissi: “Mi vogliono mandare nella sua diocesi, per il seminario. Non so come potrò fare, la voce non mi regge. Mi dia una benedizione Lei”. Mise le sue mani sulla mia testa dicendo col suo parlare fremente: “Liberet te Deus a malo gutturis”. Altro che inalazioni! Più dolori, più difficoltà a parlare. Andai a San Miniato pochi mesi dopo la morte di Monsignore. Dal 1912 al 1920 insegnai fino a cinque ore al giorno […] e la voce mi ha sempre servito magnificamente.



Padre Giacinto D’Urso O.P.
Come un angelo, Mons. Del Corona era sempre presso il trono di Dio; e, nel parlare agli uomini, non fu altro che un messaggero celeste.