Il Dono della Pietà
S. AGNESE DI MONTEPULCIANO
S. PIO V
S. RAIMONDO DA PEÑAFORT

La pietà filiale verso Dio è una delle note caratteristiche del cristianesimo. Senza entrare nella questione, più sottile che importante, di sapere se essa ne costituisca da sola l'essenza, dobbiamo riconoscere che il culto della Paternità divina, nella nostra religione, è posto in rilievo in modo incomparabile. Il paganesimo e la filosofia onorarono il Creatore, il Giudice, la Provvidenza; ma noi adoriamo il Padre consustanziale di Nostro Signor Gesù Cristo che, per adozione, è anche nostro Padre, e gli diciamo con tutta verità: Padre nostro che sei nei cieli.

Se nessuno può dire il nome di Gesù se non nello Spirito Santo [Ebbene, io vi dichiaro: come nessuno che parli sotto l'azione dello Spirito di Dio può dire «Gesù è anàtema», così nessuno può dire «Gesù è Signore» se non sotto l'azione dello Spirito Santo (1 Corinzi 12,3)], come parla l'Apostolo, ciò tanto più si verifica del nome del nostro Padre celeste. Lo Spirito Santo è alla testa di ogni nostra attività soprannaturale, e così dev'essere: come potremmo noi produrre atti riservati a Dio, come l'amore efficace di Dio, per esempio, se Dio, con le sue ispirazioni e con le sue mozioni, non fosse il principio profondo della nostra vita?

«Fra queste mozioni - dice S. Tommaso - ce n'è una che ci porta a un affetto tutto filiale verso Dio. Di essa parla l'Apostolo quando al capo ottavo dell'Epistola ai Romani dice: Voi avete ricevuto lo spirito dei figli d'adozione che vi fa dire a Dio: Abbà, vale a dire: Padre. La pietà ha appunto l'effetto di renderci capaci di tributare ai nostri genitori il culto che dobbiamo loro. Quando dunque, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, rendiamo a Dio i doveri e il culto che gli dobbiamo come a nostro Padre, noi operiamo sotto l'influsso del Dono della Pietà (8)».

I Santi Domenicani possederono tutti lo spirito dei figli d'adozione, tutti operarono sotto l'influsso del dono della pietà. Se dai dittici del nostro Ordine distacchiamo i nomi di S. Agnese di Montepulciano, di S. Pio V, di S. Raimondo, non è con un'intenzione esclusiva; ma perché ci parve che questi santi manifestino certi aspetti originali dello spirito di pietà filiale.

Infatti S. Tommaso c'insegna che l'operazione del dono della pietà non è uniforme. In una famiglia, l'amor filiale deve prima andare al padre, unità e fondamento della società domestica; ma per un movimento naturale, si riflette subito sulla madre, e di lì se ne va ad irradiare tutti quelli che, da vicino o da lontano, appartengono alla medesima unità di famiglia. L’amor del padre, l'amor della madre, l'amor della famiglia, ecco le manifestazioni tipiche dell'amor filiale.

Ora se Dio è il Padre della famiglia cristiana, Maria ne è la Madre, e la Chiesa cattolica ne è la totale espansione. E a noi è sembrato che i tre nomi di S. Agnese, di S. Pio V, di S. Raimondo, simboleggino rispettivamente questi tre aspetti della pietà filiale cattolica.

S. Agnese di Montepulciano raffigurata nell’altare della chiesa domenicana di Friesach

Noi non siamo mai al nostro posto di figli meglio di quando siamo veramente piccini. Ora Agnese [Agnese Segni di Montepulciano (Gracciano, 1268 circa – Montepulciano, 20 aprile 1317), religiosa italiana appartenente al secondo Ordine domenicano; canonizzata nel 1726 dal papa Benedetto XIII] fu anzitutto una figlia del Padre piccina piccina. Entrò in religione all'età di nove anni!... Non era tuttavia né violenza, né capriccio, né sensibilità, né immaginazione, ma un'inclinazione profonda e soprannaturale, che doveva persistere e sempre crescere nel medesimo senso, segno molto evidente dell'intervento della Spirito di Dio. Non è forse questo Spirito che, fin dall'età di tredici anni, ispirava l'omonima e patrona della nostra santa, la piccola santa martire Agnese? «Ella ha solo il posto per ricevere il colpo della morte - diceva di lei, come intenerito, il grave S. Ambrogio - e già ha di che vincere la morte». [“Fuitne in illo corpuscolo vulneri locus? Et quae non habuit quo ferrum recipere, habuit quo ferrum vinceret”, S. Ambrogio, De Virginibus libri tres, lib. 1, cap. 5]. Vita religiosa o martirio non è forse tutt'uno per lo Spirito che spira dove vuole? Difatti, fin da questo momento, la sua morte al mondo è assoluta, la sua orazione continua, la sua pietà verso il Padre che è nei cieli, tutta confidente e tenerissima.

Cosa stupenda! Questa bambina è garbata quanto pia. Le facoltà pratiche, ed anche di governo, non le mancano. Come avviene di certi figli allevati alla scuola del loro padre, e che, di buon'ora, manifestano qualità serie che convengono piuttosto all'età matura, così accade di questa piccola ancella del Re Eterno. A quattordici anni le religiose la guardano già come loro piccola madre. Le si affida la procura del suo monastero e la sua amministrazione è segnalata per una saggia intelligenza di tutte le cose. A quindici anni, eccola abbadessa di un convento vicino! Sino alla fine della sua vita ella sarà superiora. Pare che il Signore e Reggitore di ogni casa abbia voluto configurare a somiglianza della sua Paternità questa pia fanciulla, che non aveva altra ambizione che di vivere sotto la sua dipendenza filiale.

Il tipo assoluto della pietà filiale verso il Padre è Nostro Signor Gesù Cristo. L'unione intima con Gesù Cristo si risolverà sempre in un sentimento più profondo di rispetto e d'amore per il Padre, perché l'unione produce la rassomiglianza. Ma chi dunque fu più di S. Agnese in unione profonda e quasi familiare con Gesù? E' difficile per la lingua umana il ridire, senza tradirle, la delicatezza e l'elevazione di queste unioni soprannaturali. La S. Chiesa, che ha per questo grazia e missione, non esita a fare un epitalamio dell'ufficio che è consacrato alla memoria di S. Agnese:


Magnae dies laetitiae
Venerunt Agni nuptiae
Et Agnes Agnum sequitur,
Sponsoque sponsa jungitur


[Vox Angelorum concinit:/ Laetante coetu suscipit/ Virgo beata virginem,/ Caelestis Agni comitem./ Signis coruscat variis,/ Miris micat prodigiis,/ Confert salutem languidis,/ Vitamque reddit mortuis... (hymnus ad laudes, dall’ufficio liturgico di S. Agnese da Montepulciano, Breviarium juxta ritum Ordinis Praedicatorum].

Si evochino dunque i sentimenti di pietà filiale del Figlio di Dio, si rammenti l'incomparabile preghiera al Padre suo conservataci da S. Giovanni (capitolo XVII del suo Vangelo), e, fatte le debite proporzioni, non si tema di porne l'espressione e il pio sentimento sulle labbra della sposa di Cristo.

S. Tommaso che, secondo la sua abitudine, vede ciascuno dei doni dello Spirito Santo sbocciare in una delle Beatitudini evangeliche, esita, per il dono della pietà, tra la Beatitudine degli affamati della giustizia e quella dei mansueti (9), e finisce col lasciare ai diversi caratteri dei santi la cura di determinare questa scelta. Ma per la beata Agnese non vi è dubbio. E' la mansuetudine che presiede agli atti della sua pietà verso il Padre, mansuetudine verso le sorelle che ella governa, verso i poveri che serve, verso i viandanti che ospita, verso i peccatori che converte. Dio riconobbe la dolcezza della sua ancella circondando la sua morte di fenomeni significativi. «Un dolcissimo profumo» si diffuse attorno a lei. «Tutto, perfino la biancheria inzuppata dei sudori dell'agonia, esalava un odore di incenso di cui la cella era ripiena »(10). Odore d'incenso, profumo dolcissimo, - pietà, dolcezza - ecco tutta S. Agnese.

Il papa S. Pio V in un ritratto di El Greco

All'opposto, il dono della pietà in S. Pio V [nato Antonio (in religione Michele) Ghislieri (Bosco Marengo 17 gennaio 1504 – Roma, 1º maggio 1572), fu il 225º papa della Chiesa cattolica e 133º sovrano dello Stato Pontificio (1566 - 1572); canonizzato da Clemente XI il 22 maggio 1712, la sua memoria liturgica è il 30 aprile ] si risolve tutto in fame e sete della giustizia. Guerra e culto sono gli aspetti notevoli della sua attività. Lo spirito guerresco nasce in lui dalla pietà; perché la guerra che egli dichiara, è la guerra santa, la guerra contro l'infedele esterno che minaccia di invadere tutto, la guerra contro l'infedele interno che minaccia di corrompere tutto. Lo spirito cultuale nasce in lui da una pietà profonda: è la grande liturgia della Chiesa di cui egli intraprende la riforma; è soprattutto la preghiera pia per eccellenza, la preghiera le cui Ave moltiplicate intrecciano il nome della Madre della grande famiglia cristiana, della Vergine Maria, al nome del Padre che è nei cieli. E' il santo Rosario.

L'ufficio che gli consacra la Chiesa è tutto pieno di questa unione tra la giustizia che sa ricorrere alla guerra e la pietà che vive della preghiera. Il capitolo dei primi vespri è come il programma: «Dio ti circonderà della Corazza della giustizia e ti porrà sul capo la Mitra d'un onore eterno: mostrerà il tuo splendore a tutto quello che è sotto il cielo, perché ecco il nome che ti darà Dio stesso: La pace della Giustizia e l'Onore della Pietà »(11).

Al Mattutino, le figure ad un tempo religiose e guerresche dell'Antico Testamento si affollano: è Mosè sul monte, che stende le braccia sopra agli Amaleciti soggiogati, stupenda immagine del santo Papa pregante, con tutte le confraternite del Rosario, nel giorno della battaglia di Lepanto. E' S. Michele che prostra il dragone, immagine dell'angelico pontefice, che prende il nome di Pio solo per combattere l'empio. In mezzo a queste maschie lodi, si ode come uno scontrarsi di strepiti di battaglia: lo zelo della sua fede è uno zelo di guerriero; la sua speranza forte come un'armatura; la sua carità non paventa la moltitudine dei suoi avversari.

Le Laudi annettono alla pietà del nome che egli scelse il suo governo prudente e riparatore, la sua giustizia nella repressione dei vizi, la costanza, la continenza, l'astinenza, la temperanza, tutte le virtù per cui riportava sopra se stesso le sue più belle vittorie.

Egli è il Principe dei suoi fratelli, il sostegno del suo gregge, la forza del suo popolo, dice il capitolo di Sesta; il capitolo di Nona, che gli risponde come un'eco, svela il segreto della sua potenza, ed è ch'egli con tutto il suo cuore lodò il suo Salvatore e amò il suo Dio.

E l'orazione della festa, riassumendo e intrecciando nella sua supplica i due aspetti del grande santo, si esprime così: O Dio che, per schiacciare i nemici della tua Chiesa e per restaurare il tuo divino culto, scegliesti il beato Pio come sommo pontefice; fa’ sì che siamo difesi dalla sua protezione e che attendiamo al tuo servizio, in modo che, dopo aver vinto i nostri nemici, noi godiamo perpetua pace. Amen.

S.Raimondo di Peñafort in un dipinto

Il dono della Pietà non poteva manifestarsi nello stesso modo nella santina da Montepulciano e nel papa guerriero del Rosario: «Stella differisce da stella per chiarezza» [“Alia est enim gloria solis, alia gloria lunae, alia gloria stellarum: stella enim ab stella differt in gloria; sic et resurrectio mortuorum. Tamquam stellae sancti diversas mansiones diversae claritatis, tamquam in coelo, sortiuntur in regno”, S. Agostino, In Evangelium Ioannis, tractatus 67, 2]. A sua volta, il vegliardo centenario che vide la sua giovinezza religiosa cominciare verso il suo cinquantesimo anno, il dotto dedicato agli studi solitari, che prese per un istante il governo del suo Ordine solo per rassegnarlo poco dopo, non potrebbe essere pio a modo d'un rigido soldato di Cristo o d'una piccola religiosa. Quello che caratterizza S. Raimondo.[Raimondo di Peñafort (Santa Margarida i els Monjos , 1175 – Barcellona, 6 gennaio 1275), religioso spagnolo, canonizzato da papa Clemente VIII nel 1601 ] è il culto della famiglia cristiana considerata, non più nel suo Capo divino o nella sua Madre benedetta, ma in se stessa, nel suo spirito, nella sua storia, nei suoi gloriosi ricordi.

Chi non incontrò sul suo cammino uno di quei vecchi sapienti, che mettono tutta la loro anima nell'indagare, nello scoprire, nel classificare, nel pubblicare i documenti che ricordano la vita e le glorie della loro patria, della loro provincia, della loro città, del loro villaggio, della loro famiglia religiosa o terrena? Questo studio religioso delle carte di famiglia non appartiene forse, a suo modo, alla pietà?

«Cerca con pietà - dice S. Agostino - colui che venera la S. Scrittura e non bistratta quello che non intende ancora »(12).

Così fu pio S. Raimondo. Ispirato da Dio, per ordine del Papa Gregorio IX, intraprese verso la metà dei suoi giorni la collezione delle Decretali decretale [è una lettera emessa da un papa contenente disposizioni giuridiche generali], vale a dire di tutti i testi, di tutti gli atti, di tutti i ricordi, di tutte le date memorabili della vita di quella grande famiglia che è la Chiesa cattolica. E i cinque libri delle Decretali sono ancora oggi, con il Decreto di Graziano [in latino Concordia discordantium canonum , più conosciuto come Decretum Gratiani , è il più importante testo di Diritto canonico del XII secolo] che esse compiono, la base della legislazione della Chiesa. Di esse, in gran parte, vive l'ordine ecclesiastico, l'armonia sociale, di cui noi, cattolici del secolo ventesimo [l’edizione originale del presente libro è del 1903, la traduzione italiana è del 1934], godiamo, senza sospettare tutto il faticoso lavoro che ci volle per assicurarcelo. Il nostro vecchio fratello S. Raimondo, nel mezzo dei tempi, ha conservato il passato e assicurato l'avvenire, ispirato come fu da un profondo spirito di pietà verso la famiglia di cui Dio è il Padre e la madre Maria.

Quidquid est alta pietate mirum
Exhibet purus niveusque morum
[…] 7
Sparsa summorum monimenta Patrum
Colligit mira studiosus arte
Quaeque sunt prisci sacra digna cedro
Dogmata juris.

[Grande Raymundi celebrate nomen,/ Praesules, reges populique terrae,/ Cujus aeternae fuit universis/ Cura salutis./ Quidquid est alta pietate mirum/ Exhibet purus niveusque morum:/ Omne virtutum rutilare cernis/ Lumen in illo./ Sparsa Summorum monimenta Patrum/ Colligit mira studiosus arte:/ Quaequae sunt prisci sacra digna cedro/ Dogmata Juris... (hymnus ad I Vesperas, dall’ufficio liturgico di S. Raimondo, Breviarium juxta ritum Ordinis Praedicatorum].

S. Tommaso, veramente prodigo per il dono della pietà, trova in esso una terza analogia con le Beatitudini evangeliche. Gli aveva già annessa la beatitudine dei mansueti e quella degli affamati della giustizia. Ora lo riconosce in quella dei misericordiosi (13). E' sotto questo terzo aspetto che ci appare S. Raimondo. Non sembra forse che egli abbia trascorso la miglior parte della sua vita nell'arido studio del Diritto solamente per meritare di divenire, nell'ufficio di Gran Penitenziere, l'organo supremo delle misericordie divine della Chiesa? Infatti la sincera pietà che lo ispira non lo rende meno sollecito della salute dei più umili figli della grande famiglia cristiana che degli interessi del suo governo generale. A questo tratto come non riconoscere una volta di più un dono eccellente dello Spirito di Dio?


NOTE

(8) “dona Spiritus Sancti sunt quaedam habituales animae dispositiones quibus est prompte mobilis a Spiritu Sancto. Inter cetera autem, movet nos Spiritus Sanctus ad hoc quod affectum quendam filialem habeamus ad Deum, secundum illud Rom. VIII, accepistis spiritum adoptionis filiorum, in quo clamamus, abba, pater. Et quia ad pietatem proprie pertinet officium et cultum patri exhibere, consequens est quod pietas secundum quam cultum et officium exhibemus Deo ut patri per instinctum Spiritus Sancti sit Spiritus Sancti donum.” (Summa Theol., 2-2, q. 121, a. 1, co.).
(9) “in adaptatione beatitudinum ad dona duplex convenientia potest attendi. Una quidem secundum rationem ordinis, quam videtur Augustinus fuisse secutus. Unde primam beatitudinem attribuit infimo dono, scilicet timori; secundam autem scilicet, beati mites, attribuit pietati; et sic de aliis. Alia convenientia potest attendi secundum propriam rationem doni et beatitudinis. Et secundum hoc, oporteret adaptare beatitudines donis secundum obiecta et actus. Et ita pietati magis responderet quarta et quinta beatitudo quam secunda. Secunda tamen beatitudo habet aliquam convenientiam cum pietate, inquantum scilicet per mansuetudinem tolluntur impedimenta actuum pietatis” (Summa Theol., 2-2, q. 121, a. 2, co.).
(10) Louis Boitel, Sainte Agnès de Montpolitien, religieuse de l'Ordre de Saint-Dominique, par le R. P. Boitel,.Lille, Desclée De Brouwer et Cie, 1898.
(11) Exue te Hierusalem stola luctus et vexationis tuae et indue te decore et honore eius quae a Deo tibi est in sempiterna gloriae. Circumdato te deploide a Deo iustitiae et inpone mitram capiti tuo honoris Aeterni, Deus enim ostendet splendorem suum in te omni quod sub caelo est. Nominabitur enim tibi nomen tuum a Deo in sempiternum: Pax iustitiae et Honor pietatis (Baruc 5,1-4).
(12) Queste parole sono tratte dal capitolo dove S. Agostino annette le Beatitudini ai Doni: “Pietas congruit mitibus. Qui enim pie quaerit, honorat sanctam Scripturam et non reprehendit quod nondum intellegit, et propterea non resistit, quod est mitem esse; unde hic dicitur: Beati mites” (De sermone Domini in monte, lib. 1, 4,11).
(13) “Et ita pietati magis responderet quarta [beati qui esuriunt et sitiunt iustitiam quoniam ipsi saturabuntur] et quinta [beati misericordes quia ipsi misericordiam consequentur] beatitudo quam secunda. Secunda tamen beatitudo habet aliquam convenientiam cum pietate, inquantum scilicet per mansuetudinem tolluntur impedimenta actuum pietatis” (Summa Theol., 2-2, q. 121, a. 2, co.).